"Era fuori posto in quella sala piena di tappeti
orientali, vasi in prezioso vetro di Murano, specchi d'argento e
cassapanche intarsiate."
Alfredo Colitto, Da Il libro dell'Angelo, Piemme, 2012, pp. 154
SECONDA CITAZIONE
L'isola di Murano era immersa nella quiete del tardo pomeriggio. Il
cielo minacciava pioggia, tanto per cambiare. Non c'era un filo di
vento e in quella luce grigia persino il bagliore delle fornaci sembrava
attutito. Uscendo dalla vetreria, Gerardo si voltò a guardare
Mondino, ma il medico, con la mascella serrata e gli occhi fuori
fuoco, sembrò non averlo notato.
«A cosa pensate?»
«Alla possibilità che il mastro vetraio che cerchiamo non sia qui a
Murano.»
«Impossibile. Ci hanno detto che da più di vent'anni tutte le fornaci
da vetro di Venezia sono state trasferite qui, per paura degli
incendi.»
«E allora come mai tutti i vetrai a cui abbiamo mostrato il gioiello lo
guardano con stupore e scuotono la testa? Sembra che nessuno
abbia mai visto un oggetto del genere.»
Alfredo Colitto, Da Il libro dell'Angelo, Piemme, 2012, pp. 177
TERZA CITAZIONE
«Murano non è molto grande» rispose Pietro.
«Conoscete Venezia?» Lui annuì, rivolto verso la finestra. «Ci sono
venuto alcune volte in passato. Conosco anche le isole. Ho
seppellito amici al cimitero di Torcello, e ho comprato calici di
cristallo a Murano.»
Alfredo Colitto, Da Il libro dell'Angelo, Piemme, 2012, pp. 186
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